Articolo tratto dal sito:
http://www.adnkronos.com/IGN/Lavoro/Dati/In-Italia-260mila-minori-sfruttati-sul-lavoro-oltre-1-su-20_32284485866.html
http://www.adnkronos.com/IGN/Lavoro/Dati/In-Italia-260mila-minori-sfruttati-sul-lavoro-oltre-1-su-20_32284485866.html
Sono più di 1 su 20 in Italia i minori sotto i 16 anni (il 5,2% del totale
nella fascia di età 7-15 anni) coinvolti nel lavoro minorile. E' quanto emerge
dall'indagine sul lavoro minorile in Italia, realizzata dall'Associazione Bruno
Trentin e da Save the Children, e presentata oggi a Roma, alla vigilia della
Giornata mondiale contro il lavoro minorile 2013, nel corso di un convegno alla
presenza del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Enrico Giovannini,
del sottosegretario all'Istruzione, Marco Rossi Doria, e del segretario
generale della Cgil, Susanna Camusso. Tra i 260.000 pre-adolescenti 'costretti'
a lavorare già giovanissimi a causa delle condizioni familiari, di un rapporto
con la scuola che non funziona o per far fronte da soli ai loro bisogni, sono
30.000 i 14-15enni a rischio di sfruttamento che fanno un lavoro pericoloso per
la loro salute, sicurezza o integrità morale, lavorando di notte o in modo
continuativo, con il rischio reale di compromettere gli studi, non avere
neanche un piccolo spazio per il divertimento o mancare del riposo necessario.
In base all'indagine, si inizia anche molto presto, prima degli 11 anni
(0,3%), ma è col crescere dell'età che aumenta l'incidenza del fenomeno (3% dei
minori 11-13enni), per raggiungere il picco di quasi 2 su 10 (18,4%) tra i 14 e
15 anni, età di passaggio dalla scuola media a quella superiore, nella quale si
materializza in Italia uno dei tassi di abbandono scolastico piùelevati
d'Europa (18,2% contro una media Eu27 del 15%). Il lavoro minorile, evidenzia
ancora l'indagine, non fa differenze di genere (il 46% dei minori 14-15enni che
lavorano sono femmine). Le esperienze di lavoro dei minori tra i 14 e 15 anni
sono in buona parte occasionali (40%), ma 1 su 4 lavora per periodi fino ad un
anno e c'e' chi supera le 5 ore di lavoro quotidiano (24%). La cerchia
familiare e' l'ambito nel quale si svolgono la maggior parte delle attivita'.
Per il 41% dei minori si tratta infatti di un lavoro nelle mini o micro imprese
di famiglia, 1 su 3 si dedica ai lavori domestici continuativi per piu' ore al
giorno, anche in conflitto con l'orario scolastico, piu' di 1 su 10 lavora
presso attivita' condotte da parenti o amici, ma esiste un 14% di minori che
presta la propria opera a persone estranee all'ambito familiare.
Tra i principali lavori svolti dai minori fuori dalle mura domestiche
prevalgono quelli nel settore della ristorazione (18,7%), come il barista o il
cameriere, l'aiuto in cucina, in pasticceria o nei panifici, seguito dalla
vendita stanziale o ambulante (14,7%), dove si fa il commesso o toccano le
pulizie, insieme al lavoro agricolo o di allevamento e maneggio degli animali
(13,6%), ma non manca il lavoro in cantiere (1,5%), spesso gravoso e pieno di
rischi, o quello di babysitter (4%).
In ogni caso, ciò che emerge dalla ricerca partecipata qualitativa, che ha
coinvolto 163 minori a Napoli e Palermo, è lo scarso valore delle attività svolte
da ragazze e ragazzi anche giovanissimi, che di fatto non insegnano nulla e non
possono quindi essere messe a capitale per una futura professione. Meno
della metà dei minori che lavorano tra i 14 e 15 anni dichiara di ricevere un
compenso (45%), di questi solo 1 su 4 lavora all'esterno della cerchia
familiare. "Al di là dei numeri che descrivono un fenomeno non
marginale e in continuità da un punto di vista quantitativo con gli ultimi dati
che risalgono ormai al 2002, l'indagine mette in evidenza come la crisi
economica in atto rende ancora meno negoziabili le condizioni di lavoro dei
minori, esponendoli ad ulteriori rischi", ha commentato Raffaela Milano,
direttore Programmi Italia-Europa di Save the Children, che ha evidenziato come
dalle voci raccolte "emerge il forte legame tra lavoro minorile,
disaffezione scolastica e reti familiari e sociali, che si trasforma in una
vera trappola quando l'opportunità di soldi facili arriva a coinvolgere i
minori in attività criminali".
"Nonostante orari in alcuni casi pesantissimi, paghe risibili e rischi
per la salute, come nel caso di chi lavora dalle 4 e mezzo di mattina alle 3 di
pomeriggio con le mani nel ghiaccio per un pescivendolo ricavandone a mala pena
60 euro a settimana - ha proseguito Milano - la maggioranza dei minori
raggiunti con la ricerca partecipata non ha la consapevolezza di essere
sfruttata, e non sa nemmeno che cos'è un contratto di lavoro". Con
l'indagine, ha spiegato Raffaele Minelli, responsabile Divisione ricerca
dell'Associazione Bruno Trentin, "è stata ricostruita una mappatura
delle aree a maggior rischio di lavoro minorile in Italia: il rischio più
elevato è concentrato nel Mezzogiorno, ma non sono escluse zone del
Centro-Nord". "Il lavoro minorile è una misura del crescente disagio
sociale che le politiche restrittive del welfare hanno prodotto -è la denuncia
di Minelli - in concomitanza con l'ampliamento dell'area della povertà, delle
attività irregolari e in nero e della scomparsa di migliaia di piccole
aziende".