In questi giorni è stato
pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto che darà ufficialmente il via alla
nuova linea di verifica del fisco, il cd nuovo redditometro.
Il nuovo strumento di controllo
dei redditi opera per mezzo di cento voci che certifichino la corrispondenza
tra le spese sostenute e guadagni ufficialmente dichiarati dal contribuente.
Tra le varie novità riportate si evidenzia l’inserimento della voce “spia” - COLLABORATORI
DOMESTICI.
Tale scelta potrebbe risultare,
in prima battuta, vincente considerato che, secondo i dati pubblicati dall’INPS,
vi sono state circa un milione di dichiarazioni di assunzioni nell’anno 2011.
In realtà, la scelta potrebbe
invece rivelarsi ingiusta e pericolosa. Quanti di voi assumono un’assistente
familiare per supplire, anche “economicamente”, alle mancanze di un’assistenza sanitaria
nazionale. Di fatto la famiglia italiana è diventata a tutti gli effetti un
ammortizzatore sociale anche in questo settore. Permettersi una collaboratrice
domestica oggi è un lusso che investe tutte le famiglie, indipendentemente dal
reddito poiché la scelta di far assistere i propri cari, si fonda su un’indiscutibile
necessità che non ha alternative.
Se è vero che in Italia c’è il
fenomeno “evasione fiscale”, a cui l’ultimo Governo ha dichiarato pubblicamente
guerra, probabilmente nel realizzare il nuovo redditometro non si è tenuto
conto che in questo settore esiste un altissimo tasso di lavoro irregolare, una
forte evasione fiscale e contributiva, che trova ragione anche nella natura della
figura atipica del datore di lavoro domestico. Stiamo parlando di famiglie e
non di imprenditori, di datori di lavoro anziani, disabili, stiamo parlando di
datori di lavoro fittizi sostenuti da una squadra di figli che contribuiscono
come possono. Stiamo parlando di persone che ancora non hanno capito che,
assumendo una collaboratrice familiare, si diventa datori di lavoro soggetti
alla normativa nazionale vigente in materia di diritto del lavoro. Considerato
la forte crisi economica che investe la famiglia italiana, questo tipo di
provvedimento rischia di invertire il processo di crescita di emersione del
lavoro domestico irregolare, facendo così svanire gli effetti positivi del
grande lavoro di sensibilizzazione messo in opera anche dalle Parti sociali.
Dichiarare guerra all’evasione è
dovere civico e siamo tutti dalla stessa parte, ma mettere nuovamente in
difficoltà le famiglie che spendono queste risorse economiche per coprire un’assistenza
che dovrebbe essere resa dal SSN non è proprio il massimo dell’etica fiscale.
Il rischio? Un ritorno alle assunzioni irregolari dei collaboratori domestici con
tutto quello che comporta sul piano sociale, soprattutto in materia di immigrazione.