Il datore di lavoro ha l’obbligo di comunicare l’assunzione del
lavoratore domestico; in caso di mancata iscrizione di quest’ultimo all’INPS,
infatti, il datore può incorrere in sanzioni che vanno dai 1.500 ai 12.000
euro. Va sottolineato che queste sanzioni si applicano anche nel caso in cui
non venga comunicata la trasformazione o la cessazione del rapporto di lavoro.
Sono
previste sanzioni anche se non sono rispettati i termini di scadenza per il
versamento dei contributi: il versamento tardivo dei contributi comporta per
legge l'applicazione al datore di lavoro di sanzioni pecuniarie da parte
dell'Inps, al tasso vigente alla data di pagamento o di calcolo (attualmente
pari al 6,50% in base annua) e per un massimo del 40% sull’importo dovuto nel
trimestre o sulla cifra residua da pagare.
ATTENZIONE - Questo tasso d’interesse si applica soltanto se il datore di lavoro
effettua spontaneamente il versamento entro 12 mesi dal termine stabilito per
il pagamento dei contributi, prima di contestazioni o richieste da parte di
Inps, Inail e Ispettorato del lavoro. Se questo termine non viene rispettato si
ricade nel caso dell’evasione contributiva, sanzionata con un’aliquota del 30%
in base annua sull’importo evaso nel trimestre.
Nonostante la predisposizione di questo sistema di ammende, con
sanzioni pecuniarie importanti, in Italia l’irregolarità nei rapporti di lavoro
domestico è molto diffusa, come conferma l’ultima ricerca pubblicata dal CENSIS
a maggio 2013. Secondo l’Istituto di ricerca i lavoratori domestici non in
regola sarebbero il 27,7% (1 lavoratore su 4), con una percentuale maggiore
degli italiani rispetto ai collaboratori familiari di origine straniera
(rispettivamente 53,1% e 20,2%).