In Italia i lavoratori domestici regolarmente iscritti all’Inps
sono 871 mila. La grande maggioranza (81% pari a 710mila persone) è straniero e
il 71% proviene da Paesi extraUe. In dieci anni, dal 2001 al 2010, il numero
dei lavoratori domestici non italiani è quasi triplicato (+222,9%), mentre gli
italiani sono aumentati appena del 23%. Tuttavia, la Fondazione Leone Moressa (www.fondazioneleonemoressa.org),
con comunicato stampa del 11 gennaio 2013, a seguito di uno studio realizzato su
dati Inps (in calce la versione integrale del comunicato stampa della
Fondazione), evidenzia una lieve diminuzione del –5,2% registrata nel lavoro
domestico tra i lavoratori stranieri nel 2010 e il 2011. Tale contrazione non
sembra riguardare i lavoratori di nazionalità italiani, che registrano invece un aumento del
3,0%, nonostante il lavoro domestico sia prevalentemente appannaggio della
popolazione straniera.
Altro dato interessante sono i circa 834 milioni di euro in
contributi che le colf, le bandanti e le babysitter versano nelle casse della
previdenza italiana, considerato che il personale domestico regolare è stimato
in circa 770 mila, di cui il 60,9% è costituito da lavoratori provenienti
dall’Europa dell’Est e il 17,6% dall’Asia orientale. I sud americani sono
coloro che versano l’ammontare maggiore in termini di contributi (1.188 euro)
al contrario dei Nord Africani che invece non arrivano ai 1.000 euro (855 euro).
Nella versione integrale del comunicato stampa, si legge
altresì come la Lombardia e Lazio raccolgono oltre un terzo dei lavoratori
domestici presenti sul territorio nazionale, rispettivamente il 20,2% e il
17,2%. Roma, Milano e Torino si riconfermano le prime tre province per numero
di lavoratori domestici: la capitale, con oltre 109 mila iscritti all’Inps
raccoglie il 15,5% dei lavoratori domestici italiani, seguita da Milano (11,7%)
e Torino (4,8%).
Anche se i dati non sono preoccupanti per il settore del
lavoro domestico, si registrano oltre 32
mila gli stranieri cancellazioni di cittadini stranieri dall’anagrafe nel 2011
(aumento del 15,9% rispetto al
2010). I dati riferiscono,
rispetto alle dinamiche del fenomeno migratorio in Italia, una nuova tendenza,
fortemente legata alla congiuntura economica critica che dal 2008 ha colpito
l’Italia e il mondo occidentale nel suo complesso. Secondo gli ultimi dati
Istat, infatti, le cancellazioni dall’anagrafe di cittadini stranieri sono
aumentate nel 2011, mentre le iscrizioni sono diminuite. La partenza
dell’Italia non si traduce sempre, ovviamente, nella conclusione
dell’esperienza migratoria e, quindi, con il rientro in patria, ma spesso si
concretizza nel proseguimento di questa esperienza in un altro paese estero,
maggiormente indicato per garantire quelle opportunità e quelle chances di vita
da cui la migrazione prende avvio www.fondazioneleonemoressa.org/newsite/wp-content/uploads/2013/02/Comunicato-stampa-gli-stranieri-che-se-ne-vanno.pdf).
Una spiegazione della diffusione della scelta di abbandonare
l’Italia da parte di una significativa fetta della popolazione straniera va
ricercata sicuramente nell’effetto che la crisi economica ha avuto sulle
condizioni occupazionali degli stranieri.
Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale di DOMINA, Associazione Nazionale Famiglie Datori di Lavoro Domestico - condanna la scarsa attenzione ad un settore he impegna oltre un milione di famiglie in Italia: "Le famiglie italiane non sono più in grado di coprire tutte le spese di assistenza personale o per i propri cari. La grave assenza di un valido e inciso intervento normativo in materia economico/fiscale a favore delle famiglie inizia a mostrare i suoi effetti negati sulla società: le famiglie italiane ritorneranno alle cattive abitudini del lavoro domestico irregolare".
Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale di DOMINA, Associazione Nazionale Famiglie Datori di Lavoro Domestico - condanna la scarsa attenzione ad un settore he impegna oltre un milione di famiglie in Italia: "Le famiglie italiane non sono più in grado di coprire tutte le spese di assistenza personale o per i propri cari. La grave assenza di un valido e inciso intervento normativo in materia economico/fiscale a favore delle famiglie inizia a mostrare i suoi effetti negati sulla società: le famiglie italiane ritorneranno alle cattive abitudini del lavoro domestico irregolare".
Una nota interessante riportata dal comunicato stampa è che
più di 19 mila cancellazioni sono state richieste da soggetti provenienti da
paesi europei, di cui oltre un terzo rumeno. Tra gli asiatici che lasciano
l’Italia, il 30,2% è costituito da cinesi e il 19,1% da indiani. Tra gli
americani invece, sono soprattutto i brasiliani (21,5%) a tentare altre strade
fuori dall’Italia. In generale, sembrano lasciare l’Italia quelle popolazioni
provenienti da paesi in via di sviluppo, per cui si può ipotizzare una
propensione al rientro nel paese di origine oltre che allo spostamento verso
altri paesi terzi. Buona lettura del comunicato.
Fonte: http://www.fondazioneleonemoressa.org/newsite/