venerdì 18 dicembre 2015

Colf e badanti contribuiscono all’economia informale

Secondo l'Organizzazione internazionale del Lavoro (ILO) nel mondo ci sono almeno 52,6 milioni di lavoratori domestici. Ma quanti di questi lavoratori si trovano in Europa? E in Italia? In Europa ci sono 2,6 milioni di persone, per l'89% donne, che ricoprono il ruolo di lavoratore domestico. Di questi il 27% si trova in Italia. Nel nostro Paese, secondo i dati Inps, nel 2014 i lavoratori domestici erano per il 23% di nazionalità italiana, per il 46% di un'altra nazionalità Ue e per il 31% provenienti da paesi terzi.
Siamo sicuri di queste percentuali? Purtroppo è difficile calcolare il numero esatto di colf, badanti e baby-sitter presenti nelle famiglie perché molti lavoratori non sono assunti con un regolare contratto e svolgono lavori informali, senza indennità di sicurezza sociale e senza assistenza sanitaria.
All’interno di questa “zona grigia”, spesso e volentieri è il datore di lavoro che decide lo stipendio del lavoratore, in totale autonomia, con il rischio di incorrere in vertenze sindacali da parte dello stesso.

Tutte le colf e le badanti non assunte con regolare contratto entrano a far parte di quella che viene definita l’economia informale. Un settore che nel 2010, nel mercato dei servizi personali, costituiva il 70% in Italia e in Spagna, il 50% nel Regno Unito, il 45% in Germania, il 40% in Olanda, il 30% in Spagna e in Belgio e il 15% in Svezia (dati European Federation for Services to Individuals). Secondo l’analisi che emerge dall’ultimo report del Parlamento Europeo sui lavori invisibili, tutti i lavoratori dell’economia informale, sono caratterizzati da rapporti di lavoro atipici (senza orari di lavoro e ferie), che li rendono invisibili al mondo esterno e che consentono ai datori di lavoro domestico di trasgredire agevolmente le legislazioni sul lavoro.