Secondo l'Organizzazione
internazionale del Lavoro (ILO) nel mondo ci sono almeno 52,6 milioni di
lavoratori domestici. Ma quanti di questi lavoratori si trovano in Europa? E in
Italia? In Europa ci sono 2,6 milioni di persone, per l'89% donne, che
ricoprono il ruolo di lavoratore domestico. Di questi il 27% si trova in Italia.
Nel nostro Paese, secondo i dati Inps, nel 2014 i lavoratori domestici erano
per il 23% di nazionalità italiana, per il 46% di un'altra nazionalità Ue e per
il 31% provenienti da paesi terzi.
Siamo sicuri di queste percentuali? Purtroppo è difficile calcolare il numero
esatto di colf, badanti e baby-sitter presenti nelle famiglie perché molti lavoratori non sono assunti con un regolare contratto e svolgono lavori
informali, senza indennità di sicurezza sociale e senza assistenza sanitaria.
All’interno di questa “zona
grigia”, spesso e volentieri è il datore di lavoro che decide lo stipendio del lavoratore, in totale
autonomia, con il rischio di incorrere in
vertenze sindacali da parte dello stesso.
Tutte le colf e le badanti non
assunte con regolare contratto entrano a far parte di quella che viene definita
l’economia informale. Un settore che
nel 2010, nel mercato dei servizi personali, costituiva il 70% in Italia e in
Spagna, il 50% nel Regno Unito, il 45% in Germania, il 40% in Olanda, il 30% in
Spagna e in Belgio e il 15% in Svezia (dati European Federation for Services to
Individuals). Secondo l’analisi che emerge dall’ultimo report
del Parlamento Europeo sui lavori invisibili, tutti i lavoratori dell’economia
informale, sono caratterizzati da rapporti di lavoro atipici (senza orari di
lavoro e ferie), che li rendono invisibili al mondo esterno e che consentono ai
datori di lavoro domestico di trasgredire agevolmente le legislazioni sul lavoro.